CASO 88   

Regola 10 Su mure differenti
Regola 14, Evitare contatti
Definizioni Tenersi discosta

Una barca può evitare un contatto e tuttavia non essersi tenuta discosta.

Riassunto dei fatti
S e P, due barche a bulbo di circa 24 piedi (7 metri), si avvicinano l’una all’altra in un lato al vento, navigando approssimativamente alla stessa velocità con vento di 12 - 15 nodi e condizioni minime di mare.
S è leggermente avanti.
Quando si trovano a circa tre lunghezze S grida “ mure a dritta”, ripetendolo poi a due lunghezze, ma P non risponde né cambia rotta.
Nella posizione S1 e P1 del disegno, entrambe le barche cambiano rotta contemporaneamente.
S, temendo una collisione, orza bruscamente intendendo virare per minimizzare così i danni, mentre P poggia deciso.Vedendo P poggiare, S immediatamente poggia anch’essa.
P, con il timone tutto alla poggia, passa di poppa a S distante due piedi (0,6 metri) da quest’ultima.
Non si verificano contatti.
S protesta per la Regola 10.
Il Comitato per le Proteste respinge la protesta di S, ma si pone il quesito se questa abbia a sua volta, oppure no, infranto la Regola 16.1 o 16.2, per avere orzato e poi poggiato immediatamente dopo.
Il Comitato conclude che S non ha infranto la regola, dopo aver rilevato che i suoi cambiamenti di rotta non avevano interessato P, che stava facendo un rilevante cambio di rotta necessario anche in assenza della manovra di S.
S presenta appello contro la decisione di respingere la sua protesta.

Decisione

La Regola 10.richiede a P di “tenersi discosta” da S.

“tenersi discosta” significa qualcosa di più che “evitare contatti“, diversamente la regola avrebbe contenuto quelle parole o altre parole simili.
Pertanto il fatto che le barche non siano entrate in collisione, non prova necessariamente che P si sia tenuta discosta.
La definizione di Tenersi Discosta, unita ai fatti accertati, è ciò che determina se P si sia attenuta oppure no alla regola.
In questo caso il punto chiave che scaturisce dalla definizione è se S poteva mantenere la sua giusta rotta “senza necessità di effettuare manovre per evitare” P.
Le considerazioni seguenti sono alla base delle conclusioni e della decisione del Comitato:

1) La rotta delle barche quando inizia l’incidente.
Le barche erano su rotte di collisione: il che significa che una delle due avrebbe dovuto cambiare rotta.

2) La distanza fra le barche al momento in cui modificarono la loro rotta.
Nel disegno la distanza fra la prua di P rispetto alla parte sottovento di S, proiettata in avanti, presumendo che S non avesse cambiato rotta, era approssimativamente a di due terzi la lunghezza di P.

3) Il tempo stimato restante prima del contatto.
Quando entrambe le barche hanno modificato la rotta restava pochissimo tempo prima che una collisione accadesse. Per esempio ad una velocità di 5 nodi una di queste barche percorre una distanza pari a due terzi della sua lunghezza in 1.9 secondi, a 6 nodi questa si riduce a 1.5 secondi.

4) L’entità del cambio di rotta necessario ad ogni barca per evitare la collisione.
Questa aumenta man mano che le barche si avvicinano; nel momento in cui P modifica la rotta, il cambiamento richiesto era tale che, con il timone tutto alla poggia, aveva sfilato la poppa di S ad una distanza di due piedi (0,6 metri).
Nello stesso momento, il cambio di rotta che S avrebbe dovuto effettuare per evitare P, se questa non avesse cambiato rotta, sarebbe stato approssimativamente di 90 gradi, poiché S avrebbe dovuto virare.

5) Il tempo necessario ad ognuna delle barche per fare il dovuto cambiamento di rotta.
Questo fattore è determinato dalla combinazione di numerosi altri elementi: il peso della barche e la velocità relativa, la forma della parte di scafo immersa, la dimensione del timone, le manovre di vele necessarie e le condizioni meteomarine.
Quando le barche raggiungono le posizioni S1 e P1 nello schema, P non si stava tenendo discosta.
La collisione era imminente e quasi inevitabile, com’è dimostrato dal fatto che con il timone tutto alla poggia P è passata a meno di due piedi (0,6 metri) dalla poppa di S.

In quella posizione, S non aveva la certezza che P avesse sentito i suoi richiami alla voce, che si stesse preparando ad una modifica di rotta o anche che P si fosse accorta della sua presenza.
Inoltre, P si era portata oltre il punto nel quale avrebbe dovuto poggiare, vuoi per minimizzare il tempo e la distanza per raggiungere la boa al vento, vuoi per seguire una rotta scelta per ragioni tattiche.
Per tutte queste ragioni S era chiaramente impossibilitata a mantenere la propria rotta “senza necessità di intraprendere azioni per evitarla” ed era assolutamente giustificata nell’aspettarsi una collisione e nel concludere che solo una propria azione avrebbe potuto evitarla.
La questione se S abbia oppure no infranto la Regola 16.1 o la 16.2 è irrilevante poiché nel momento in cui S cambia rotta, P ha già infranto la Regola 10 e S manovrando, come richiesto dalla Regola 14, ha cambiato rotta per evitare una collisione.

Anche se i fatti avessero indicato che S aveva infranto la Regola 16.1 o la 16.2, essa dovrebbe essere esonerata in base al disposto della Regola 64.1(b).
P ha infranto la Regola 10 non essendosi tenuta discosta da S, pertanto la decisione del Comitato per le Proteste è annullata e P squalificata.

USSA 1996/305